Liste d’attesa della sanità

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Liste d’attesa della sanità

Come siamo messi (male) in Piemonte.
Siamo sempre più presenti sul tema della sanità di cui a Torino nella nostra sede in via Pedrotti 25 vi è il servizio gratuito di sportello il mercoledì dalle 9.00 alle 12.30.
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Qui di seguito le nostre ultime valutazioni sulla situazione (brutta) del Piemonte

Nei giorni scorsi il capogruppo di LUV in Consiglio Regionale, ha messo in evidenza nel corso della seduta del Consiglio del 6 settembre scorso i problemi che caratterizzano le liste di attesa nella sanità piemontese, sostenendo che il problema è lungi dall’essere risolto: il consigliere ha fatto l’esempio di una prenotazione per una colonscopia (esame di grande importanza per la prevenzione oncologica e non solo), per la quale il Servizio Sanitario Nazionale ha previsto l’effettuazione della prestazione il 14 dicembre del prossimo anno ad Ivrea: possibile però effettuare lo stesso esame in regime di libera professione in un ospedale pubblico come il Giovanni Bosco con un’attesa di sei giorni, spendendo però 360 euro. Situazione simile per una gastroscopia a Chieri, con il servizio pubblico fissata per il 6 luglio del 2023, ma disponibile ancora al Giovanni Bosco dopo una settimana pagandola 230 euro.
 
Secondo Grimaldi si stanno deliberatamente spingendo tutti coloro che se lo possono permettere verso la sanità privata, e la sanità pubblica rischia di abdicare al proprio ruolo di tutela della salute. ”La Sanità pubblica” ha aggiunto Grimaldi ”sta letteralmente scomparendo. Aspettiamo che il servizio pubblico semplicemente scompaia o lo mettiamo al centro dell’agenda politica non solo regionale, ma anche nazionale?”. In conclusione dell’intervento la proposta di un piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente con l’assunzione di 40 mila operatori in tre anni, per riportare i servizi sanitari almeno alla situazione precedente la pandemia e la crisi degli organici.
 
I problemi annosi per molti versi strutturali che hanno caratterizzato e caratterizzano le prenotazioni tramite CUP e le attese per visite ed esami non si direbbero quindi risolti, nonostante gli impegni ed i provvedimenti della Regione Piemonte.
Lo scorso aprile la Giunta Regionale ha approvato la ripartizione delle risorse alle aziende sanitarie per favorire il recupero delle liste di attesa: la somma complessiva deliberata è stata di 36 milioni e 800 mila euro di risorse da considerarsi aggiuntive, con l’aggiunta di 3 milioni all’ASL Città di Torino, azienda capofila, per il potenziamento del Centro Unico di Prenotazione regionale. L’Assessore Icardi ha fatto presente in sede di approvazione che il 24% della somma stanziata può essere utilizzato per avvalersi delle strutture private: entro il 31 maggio scorso le strutture private accreditate che hanno erogato prestazioni per conto del Servizio Sanitario pubblico erano tenute a rendere disponibili nel sistema del CUP regionale il 100% delle agende destinate alla prenotazione delle prime visite e di altre prestazioni di primo accesso, con un periodo di transizione dal 1° giugno al 31 agosto per adeguare l’organizzazione ed i sistemi informatici.
 
La Giunta aveva anche definito la necessità di recuperare entro giugno 2022 il 30% delle liste d’attesa sulle prestazioni ambulatoriali, indicando poi entro settembre la necessità per il sistema di prendere in carico tutte le prescrizioni di primo accesso previste dal piano nazionale: secondo il cronoprogramma previsto prima della fine dell’anno si dovrebbero recuperare tutte le visite, le prestazioni e gli interventi tornando al funzionamento del periodo pre-Covid.
I dati forniti dalla Giunta Regionale nell’aggiornamento al 30 giugno del piano per il recupero delle liste d’attesa riportano un recupero del 45% dei ricoveri e del 44% per cento delle visite e delle prestazioni ambulatoriali arretrate, avendo a riferimento lo scostamento tra il 2019 ed il 2021. Definito positivo anche il dato sugli screening oncologici nei primi sei mesi del 2022 che sono stati quasi 212.500, il 98% per cento di quelli eseguiti nell’anno che ha preceduto la pandemia. Tra marzo e maggio 2022 ci sono stati 14.200 ricoveri e 92 mila visite e prestazioni ambulatoriali in più rispetto al 2021 (queste ultime erano state 200 mila in meno nei primi 6 mesi dello scorso anno rispetto al 2019).
 
Sui tempi di attesa per le prestazioni di riferimento del Piano nazionale fornite dalle ASL (colonscopia, ecografia dell’addome, elettrocardiogramma da sforzo, mammografia, spirometria, visita cardiologica, visita chirurgia vascolare, visita oculistica, visita pneumologia ed altre) secondo quanto esposto dalla Giunta Regionale nei primi sei mesi del 2022 la media sarebbe di 38 giorni come nel 2018, su una ventina di prestazioni l’attuale tempo medio di attesa sarebbe inferiore a quello pre Covid ed anche sulle altre si starebbe accelerando. Tra le azioni annunciate rimodulazione dei piani aziendali, riparto dei fondi alle ASL per incremento attività, maggiore integrazione tra le agende di prenotazione pubbliche e private, ottimizzazione del CUP ed incremento degli operatori, maggiore efficienza nelle attività delle sale operatorie, supporto settimanale alle ASL per il raggiungimento degli obiettivi e la risoluzione di eventuali problemi e monitoraggio settimanale degli obiettivi. Obiettivo finale il ritorno delle visite, delle prestazioni e degli interventi ai livelli pre pandemici del 2019.
Quanto sottolineato nella discussione in Consiglio Regionale ed una lunga serie di segnalazioni e proteste ricevute ci fanno però pensare che il piano regionale ed i numeri forniti pecchino di un certo ottimismo o non siano applicabili a tutte le strutture sanitarie: sono infatti molto frequenti casi in cui si hanno tempi di attesa per una visita specialistica o una prestazione diagnostica di alcuni mesi, anche facendo riferimento alle strutture convenzionate, e sono altrettanto frequenti coloro che sono costretti per necessità ed urgenze a ricorrere a prestazioni in intramoenia o private, con il relativo incremento dei costi.
 
A questo riguardo vogliamo ricordare che, in caso di indisponibilità da parte delle strutture pubbliche o accreditate di erogare la prestazione nei termini dovuti, le ASL sono impegnate a provvedere all’erogazione della prestazione in Intramoenia ai sensi dell’Art. 3 Comma 13 del D.Lgs. N. 124/1998, senza oneri aggiuntivi da parte dei cittadini, salvo la quota di compartecipazione alla spesa qualora sia dovuta.
Ci viene quindi da pensare che sia necessario un impegno più stringente e che molto debba ancora essere fatto per ridurre le liste di attesa e migliorare i servizi, evitando che più o meno direttamente si favoriscano le strutture private: questo si fa difendendo ed incentivando la funzionalità e l’efficienza del servizio sanitario pubblico.